RAMA

Bella sorpresa i Rama, band che col nuovo album “Everything Is One” hanno alzato l’asticella andandosi a piazzare di diritto tra le realtà nazionali più interessanti della scena rock indipendente. Qui sotto il resoconto della nostra chiaccherata con la band!

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La prima domanda è legata a quello che scrissi nella mia recensione, ossia che fatico a etichettarvi come una stoner rock band. Cosa vi ha spinto ad auto definirvi come tali?
Ciao innanzitutto grazie per lo spazio e il tempo che ci dedicate, è un piacere fare due chiacchiere con voi. Per quanto riguarda la tua domanda, la risposta non è così semplice. Quando abbiamo incominciato a suonare (ormai sono passati 7 o 8 anni) non avevamo la minima idea di quello che saremmo finiti a fare. I primi pezzi che abbiamo scritto (e che poi più tardi abbiamo abbandonato) erano molto più in stile stoner-rock classico che quelli che poi abbiamo scritto e registrato nei due dischi.

Ve lo chiedo perché ascoltando il vostro disco penserei a tutto, meno che a una stoner rock band. Il vostro percorso sonoro tende a voler portare l’ascoltatore verso un viaggio visivo che, nel mio caso, mi porta ad ambientazioni naturali incontaminate, che poi troviamo nell’artwork e nello shooting fotografico della band. Questa mia concezione immaginaria può essere avvicinata all’idea di base sul quale è stato strutturato questo disco?
Non possiamo nasconderti il fatto che per noi comunque è un piacere sapere di non essere troppo incasellati in un genere musicale. Noi veniamo da una piccola cittadina ai piedi delle montagne nel Nord Est del Piemonte, e sicuramente l’ambiente in cui siamo cresciuti ha influenzato il nostro l’immaginario e il nostro modo di concepire la nostra musica.

Cinque brani per quarantasei minuti di musica sono solitamente una prova ardua per chi ascolta ma soprattutto per l’artista stesso. Come vi siete approcciati alla fase di scrittura del disco e come sono nati i brani di “Everything Is One”?
Quando abbiamo incominciato a scrivere i pezzi non ci siamo dati dei limiti o degli obiettivi per cui un pezzo dovesse essere di una certa lunghezza mentre un altro no. Il disco è il frutto di 3 anni di sala prove in cui abbiamo costruito i pezzi sempre tutti noi quattro insieme, dal testo alla musica e sono nati da ore passate a jammare oppure a costruire pezzo per pezzo la canzone. La lunghezza degli stessi è un risultato un po’ casuale si potrebbe dire. Il nostro modo di scrivere è in fondo molto semplice: passiamo molte ore in saletta e facciamo attenzione ai dettagli e forse anche per questo ci mettiamo molto tempo a scrivere le canzoni.

I titoli dei brani stessi sono molto evocativi, quasi una sorta di presentazione al percorso che si sta per intraprendere. C’è un concept di base dietro a questo album?
È a tutti gli effetti un concept album, suddiviso in quattro parti e ogni canzone racconta una parte del viaggio che l’uomo intraprende, per scoprire la ragione stessa della sua esistenza. Abbiamo raccontato una storia, che racchiude un messaggio che è poi il messaggio centrale del disco. Quattro canzoni, quattro stadi di conoscenza, quattro elementi naturali.

Qual è a vostro avviso l’ascoltatore base dei RAMA? Un musicista, un amante di produzioni ad alto tasso tecnico, chi altro?
Ad ora non crediamo ci sia un ascoltatore “base”. Molte delle persone che ci ascoltano sono sicuramente appassionati del genere (stoner e psichedelico innanzitutto), abituati ad un ascolto attento ed immersivo della musica, data anche la lunghezza dei pezzi. Al di là di questo, la nostra musica è per chiunque abbia la voglia e la pazienza di ascoltarla.

Se su disco tutto suona praticamente perfetto, mi chiedo se dal vivo sia facile trasmettere tutta questa passionalità, visto soprattutto il minutaggio. Cambia qualcosa sul palco rispetto a quanto troviamo su disco? (minutaggio, soluzioni adottate…)
“praticamente perfetto” è un grande complimento, quindi grazie lo apprezziamo molto! Durante i live il minutaggio non è solitamente un problema anzi, tutto il contrario. La lunga durata dei pezzi serve molto a far immergere l’ascoltatore (sempre se è disposto a farlo) nel nostro mondo. Noi cerchiamo di mantenere il più possibile la fedeltà con i pezzi sul disco, ma ovviamente essendo live deve suonare da live!

Vista la grande performance partorita con questo lavoro mi chiedo se siete già al lavoro per
un suo seguito…

E qui dobbiamo ringraziarti di nuovo perchè “grande performance” è un grande complimento per noi. In questo momento non stiamo lavorando su nulla anche se abbiamo cominciato a buttare giù qualche idea su quello che potrebbe essere il nostro futuro. Non lo sappiamo ancora, ma ci piacerebbe collaborare con persone che conosciamo, magari anche con band per qualche split, chi lo sa. Per ora noi non lo sappiamo ancora, ma ci stiamo pensando!

Che cosa ascoltavate/leggevate durante la fase di scrittura del disco?
È giusto dire che di noi quattro, attualmente solo F (il cantante) ha seguito gruppi di meditazione in cui ha cominciato a scoprire e a farci scoprire una cultura che fino ad allora a noi era sconosciuta e ci ha fatto anche scoprire e leggere cose (di cui parliamo nel disco). Questo sicuramente ha influenzato la nostra scrittura dei testi e la nascita di questo concept. A livello musicale potremmo farti una lista infinita di band che abbiamo ascoltato, ascoltiamo e continueremo ad ascoltare quindi forse il modo più semplice è dire che su questo disco puoi sentire tutto quello che ci ha influenzato. Ognuno di noi ha un bagaglio musicale differente e al tempo stesso ci troviamo d’accordo su molte delle cose che ascoltiamo. Questo disco è sicuramente il risultato di tutto ciò, anche se metterlo insieme non è stato sempre semplice!

WEBSITE
www.facebook.com/RAMAdesertrock

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