BAUMAN – Nel Luna Park della Disillusione: I Bauman ci portano dentro Amusement Park

C’è chi fa dischi per evadere dalla realtà, e chi li scrive per scavarci dentro fino a farla sanguinare. I Bauman appartengono senza dubbio alla seconda categoria. Con Amusement Park, il loro nuovo album uscito per Jetglow Recordings, costruiscono un mondo fatto di luci al neon e crepe nell’asfalto, sette attrazioni che promettono meraviglia ma offrono solo verità scomode.
Abbiamo parlato con loro di memoria storica e di colonialismo dimenticato, del massacro di Debra Libanos trasformato in musica, di collaborazioni surreali con registi misteriosi e di cosa significa creare arte quando il mondo sembra un parco divertimenti rotto. Un viaggio tra disagio, suono e visione, senza biglietto di ritorno.

BAUMAN - Nel Luna Park della Disillusione: I Bauman ci portano dentro Amusement Park

“Sette attrazioni, zero divertimento.” Lo slogan di Amusement Park è tanto efficace quanto inquietante. Vi siete mai chiesti se il disco avrebbe potuto funzionare anche come concept per una vera e propria installazione artistica o esperienziale, magari in uno spazio fisico? Quanto è importante per voi l’elemento “immersivo” nella musica?
Possiamo dire che l’installazione artistica ed esperienziale esisteva veramente fino a poco tempo fa, prima che venisse demolita per lasciar spazio a nuovi condomini. Era proprio il parco giochi in disuso in cui abbiamo scelto di effettuare il set fotografico: l’ambiente sembrava rappresentare bene il senso e le atmosfere dei nostri brani, zone oscure della nostra personalità e società che finiamo spesso per tenerle nascoste. Tentiamo di non vederle distraendoci continuamente con l’intrattenimento continuo o relazioni superficiali che non portano a nulla.

Il brano ispirato al massacro di Debra Libanos è un pugno nello stomaco. Partire da uno spettacolo teatrale per scrivere una canzone su uno dei crimini più taciuti del colonialismo italiano non è una scelta da tutti. Qual è stata la vostra reazione emotiva durante la scrittura? E come si convive con un pezzo che porta dentro una ferita così grande?
Abbiamo tentato di mettere in musica lo stupore e le sensazioni provate durante lo spettacolo teatrale che trattava il massacro di Debra Libanos. Con questo brano in realtà ci troviamo a nostro agio, poiché crediamo che l’arte sia anche un potente strumento per sensibilizzare le persone su argomenti importanti e scomodi. Questa canzone, a cui teniamo molto, rientra in questo nostro principio e siamo felici del risultato ottenuto. Speriamo venga apprezzato anche dagli ascoltatori.

In “Amusement Park” la disillusione è un tema centrale, ma non si cade mai nel vittimismo o nell’autocommiserazione.
Come siete riusciti a mantenere questo equilibrio? Vi siete imposti dei limiti durante la scrittura o vi siete lasciati semplicemente guidare dal flusso creativo?

La nostra musica e i nostri testi partono sicuramente dal disincanto che abbiamo vissuto spesso in prima persona, ma esso è sempre stato accompagnato dalla voglia di reagire e affrontare le questioni, perché ogni nostra piccola azione, scelta o comportamento può essere determinante per la nostra vita e per quella degli altri. Accorgersene troppo tardi, quello si è triste… La musica energica e a volte aggressiva arriva proprio dalla nostra spinta vitale primordiale, dalla forza di reagire e andare avanti…è il rock/metal in fondo!

Il vostro suono è cupo, viscerale, diretto. Ma cosa c’è prima delle chitarre e della batteria? C’è una parola, un’immagine, un suono ambientale o un’emozione che di solito innesca tutto? Com’è, in concreto, il processo creativo dei Bauman?
Alla base c’è sempre qualcosa che provoca un’emozione forte, può essere una frase di una poesia, uno spettacolo teatrale, un libro….ma anche una notizia di un telegiornale o un’esperienza vissuta in modo profondo, quell’emozione forte, bella o brutta che sia, che si aggrappa ai tuoi pensieri e non ti lascia per giorni…

Il video di Debra Libanos è firmato da White & Pinkman: due registi semi-mitologici, con una biografia che sembra partorita da una mente sotto acido. Com’è nata la collaborazione? E come avete conciliato il tono surreale del duo con il peso storico e politico del brano?
Dopo aver parlato con loro ci siamo trovati subito in sintonia, erano entusiasti di gran parte delle nostre idee registiche. Ci siamo messi quasi subito al lavoro, ed era come se li avessimo sempre conosciuti! L’attore ha chiuso il cerchio, era perfetto per la parte e una gran persona con cui collaborare.

C’è qualcosa di profondamente italiano nella vostra musica, nonostante il sound sia figlio di certo alternative rock internazionale.
Vi riconoscete in qualche scena musicale italiana? O vi sentite più a vostro agio in una terra di nessuno, tra cantine umide, nebbia e dischi rotti?

Probabilmente anche in modo inconsapevole, certe sonorità appartengono al nostro contesto culturale musicale ed è normale che qualcosa emerga. Detto questo la risposta ce l’hai già fornita tu…ci sentiamo più a nostro agio nella seconda descrizione…una terra di nessuno, cantine umide e dischi rotti:)

Una provocazione per chiudere: se poteste trasformare Amusement Park in un videogioco, che tipo di esperienza sarebbe? Più Silent Hill, Rollercoaster Tycoon o Limbo? E soprattutto: c’è una via d’uscita dal parco, o si gira in tondo per sempre?
Se fosse un videogioco, probabilmente sarebbe più Silent Hill, ma con dei mostri reali….E la via d’uscita? C’è, ma occorre trovarla, e ognuno potrebbe dover trovare la propria…troppa fatica? Meglio tornare dentro?

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