No Frills #6

Greet Death – Die in Love (Deathwish Inc.)
Dalla ben poco ridente Flint, Michigan, troviamo i Greet Death, quintetto che pubblica il terzo album in carriera e secondo per Deathwish Inc. Records. I più attenti alle cose di casa Deathwish non saranno sorpresi nel ritrovare in “Die In Love” le atmosfere fuzz malinconiche e stranianti provenienti dagli anni ’90, con impennate chitarristiche molto rumorose e umorali, ben abbinate a melodie vocali toccanti ed emozionali. “Emptiness is Everywhere” riassume bene un disco davvero riuscito.

RedLight – HomeWorks (DIY)
Leggero e leggiadro, l’indie pop-rock dei marsigliesi RedLight ben si presta a queste giornate di calura estrema. La voce di Londres (anche alla chitarra), mai sopra le righe, ci accompagna tra le pieghe di brani molto ben calibrati e piacevoli nella loro semplicità. Rinfrescanti.

Mæth Dæmon – Dogma (DIY)
Un gioioso caos organizzato: questo in estrema sintesi quanto si portano in dote i Mæth Dæmon in questo “Dogma“, un giro sulle montagne russe a base di noise, mathcore, post-core e deliri al limite del trip-hop. L’aspetto migliore di questo melting-pot estremo è che il tutto non suona mai forzato ma ben amalgamato; è altresì vero che “Dogma” non è un ascolto per deboli di cuore. Non si lasciano prigionieri, ma in questo caso forse è anche un bene!

Rival Pack – Burn (Thrash Out Records)
Uno sferragliante hardcore metallizato anni ’90: gli olandesi Rival Pack, non dei novellini nella scena hc casalinga ed europea, pestano duri e puri in questo debutto intitolato “Burn”. Spiragli melodici nulli, tanto groove, qualche tentazione crossover (sempre in tema hc sia chiaro!) che rimandano ai Biohazard dei tempi che furono (cfr. “Closing In”) e soluzioni più metallizzate vicine agli Hatebreed (cfr. “Untold“). Una bella e salutare badilata sui denti!

Noumenia – Echoes (Eclipse Records)
Roboante debutto per i Noumenia che con “Echoes” danno fondo a tutte le loro fresche forze per un concentrato di deathcore/metalcore dalle varie sfaccettature e dall’indubbia ferocia. Merito di una prova spietata di Vivian Nigro al microfono e di indubbie doti in sede di composizione e arrangiamento che danno quel quid in più ad un genere molto affollato. Notevole il tentativo di provare anche altre strade, vedi la riuscita “Outsider” con un retrogusto industrial tutt’altro che disprezzabile.

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