
I mai dimenticati Kyuss sono stati oggetto nel corso degli anni da vari tributi, coscienti o indiretti (parliamo di plagi più che di tributi!), ma un progetto come questo “Spaceship Landing” dimostra in modo fattivo l’amore indiscusso che tutta una schiera di band di estrazione stoner e generi affini prova verso la band di Palm Desert. In questo lavoro, troviamo ben venti band provenienti da ogni parte del globo (il nutrito contingente italiano è formato da Isaak, Sonic Wolves, Rhino, King Howl, Rainbow Bridge, Folwark e Loose Sutures), tutte alle prese con riletture personali e piuttosto convincenti dei grandi classici della band californiana: difficile elencare gli episodi più riusciti di un lavoro che trasuda amore e polvere desertica, ma ci piace rimarcare l’ottimo lavoro svolto dai Gurnslinger con “Molten Universe“, la fragorosa versione di “50 Million Year Trip (Downside Up) “ da parte dei finlandesi Void Cruiser (sarò di parte, visto che si tratta della mia canzone preferita tratta dal repertorio dei Kyuss, ma a conti fatti è uno dei key point di questo tributo!), una curiosa e molto personale rilettura di “Demon Cleaner” da parte dei francesi Poste 942 e, per quanto riguarda il versante tricolore (tutte ottime versioni!) ci piace citare la quasi funky influenced versione di “One Inch Man” da parte dei sardi Loose Sutures. Inaspettata poi, ma graditissima, la versione della super fun song “El Rodeo” (composta all’epoca, pare come scherzo, dal duo Homme/Garcia come tributo alle origini latine del batterista Alfredo Hernández, e poi assunta a vero e proprio feticcio da parte dei fan dei Kyuss più die hard) da parte dei Wolfnaut Come dicevamo a inizio recensione, un tributo sentito e caloroso, che ci sentiamo di consigliare sia agli amanti di ferro della band che ha di fatto creato il genere stoner, sia ai novizi del genere.
Spaceship Landing: A Tribute to KYUSS (2025 – Witching Buzz)



