Westmoor – Intervista

I Westmoor mostrano l’entusiamo e la naturalezza dei debuttanti ma con capacità e idee da veterani. Con la pubblicazione dell’EP d’esordio “Braindrops” e due singoli come “Nothing’s What It Seems” e “The Storm” abbiamo colto l’occasione per raggiungerli.

Westmoor

In chiave artistica ognuno di voi arriva da esperienze pregresse, in alcuni casi abbastanza distanti – artisticamente parlando – da ciò che proponete ora. Come è avvenuta questa unione d’intenti e quali sono stati i primi passi in termini di band?
L’inizio della nostra storia risale ai tempi del liceo, dove ancor prima di sviluppare un interesse comune verso la musica, quello che ci univa era quasi esclusivamente una fortissima amicizia. Non ci siamo però conosciuti tutti fin dall’inizio e la formazione attuale della band si è consolidata solo dopo numerosi cambiamenti ed evoluzioni. Il background musicale di ciascuno di noi è stato quindi inevitabilmente molto diverso l’uno dagli altri, così come i progetti ai quali abbiamo preso parte nel corso del tempo. L’unione di intenti che ha portato alla nascita del progetto Westmoor si basa sul tentativo di fondere queste diversità artistiche cercando di dare vita a qualcosa di unico.

Il vostro debut EP seppur interessante e senz’altro al livello di produzioni ben più note non ha ricevuto a prima vista quel supporto mediatico che si spera solitamente di ottenere. Il vostro genere è forse ancora troppo “complesso” agli occhi di media e parte di pubblico?
Abbiamo realizzato questo EP senza ragionare troppo sul fatto di volerlo rendere accessibile al maggior numero di persone possibile o di farne un genere musicale di moda. Abbiamo semplicemente cercato di trasmettere ciò che ci rappresenta. C’è da dire che comunque il progetto è nato da poco (Marzo 2017) e siamo consapevoli del fatto che ci voglia tempo e ancora molta strada prima di poter avere un maggior supporto mediatico. Tuttavia il riscontro che stiamo ricevendo, soprattutto quello che tocchiamo con mano dopo i live, è senz’altro un’enorme soddisfazione e una prova del fatto che il nostro genere venga comunque accolto positivamente da parte del pubblico. L’entusiasmo delle persone è la motivazione più forte che ci spinge ad andare avanti.

Nonostante ciò, al contrario, in Rete si nota molto “fermento” attorno ai due singoli finora pubblicati, segno che in questo caso la scelta dei brani ha dato i suoi frutti. Partiamo dal primo singolo “Nothing’s What It Seems”, un brano carico di pathos ed emozioni… Volete parlarcene?
“Nothing’s What It Seems£ è una riflessione sul tema dell’apparenza: viviamo ormai in un mondo dove quello che conta maggiormente è l’immagine piuttosto che il contenuto, dove le relazioni tra le persone sono sempre più superficiali e dove ognuno cerca disperatamente di mostrarsi in un modo che possa piacere agli altri, spesso dimenticando la propria vera natura. Il messaggio della canzone è un invito a smettere di preoccuparsi di dover essere sempre accettati e di liberarsi una volta per tutte delle maschere che ognuno di noi cerca di costruire per compiacere gli altri. Solo in questo modo potremo essere veramente noi stessi. Nel video abbiamo voluto esprimere questo concetto mostrando il protagonista mentre fotografa alcune situazioni, per poi rendersi conto che le foto mostrano una realtà diversa da quella che aveva inizialmente visto.

Con “The Storm” invece siete riusciti a entrare nella classifica degli artisti indipendenti italiani, un passo in avanti notevole visto che parliamo comunque di una band esordiente. Che tipo di emozioni suscita a vostro avviso una canzone del genere? Visti i risultati è sintomo del fatto che esso sia il miglior brano dell’intero lotto o cos’altro?
“The Storm” è una canzone ispirata ai momenti difficili che ognuno di noi incontra inevitabilmente nella propria vita. Le emozioni che abbiamo voluto trasmettere sono il sentirsi inermi di fronte ai problemi, impotenti, senza una via d’uscita, mentre le nostre vite vengono sconvolte, come in balia di una tempesta che travolge ogni cosa. Ci si ritrova quindi a porsi mille domande e a riflettere sulle proprie azioni, costretti dagli eventi a rimettere in discussione la visione di chi siamo veramente. Questo viaggio introspettivo porta infine alla consapevolezza che le risposte che cerchiamo molto spesso sono dentro di noi. I risultati che abbiamo ottenuto con questa canzone ci rendono senza dubbio molto orgogliosi e siamo felicissimi di essere riusciti ad entrare nella classifica degli artisti indipendenti italiani. Non spetta a noi stabilire se la canzone sia la migliore che abbiamo scritto finora, tuttavia siamo molto affezionati ad essa perché rappresenta una sorta di sfogo in un periodo più o meno difficile delle nostre vite. Il riscontro che ha avuto finora ci fa quindi pensare di essere riusciti a trasmettere queste emozioni e ad entrare in contatto col pubblico sul lato più emotivo, cosa che comunque cerchiamo sempre di curare e di affinare in tutti i nostri brani.

Il fatto di avere alle vostre spalle una label e un’agenzia management che vi supporta pensate abbia dato maggior peso al nome Westmoor?
Sicuramente ci sono tantissime cose che questi team di professionisti fanno per aiutare delle band esordienti come noi. Il loro supporto ha senz’altro accelerato alcuni processi iniziali e ci ha aiutato molto. È chiaro che la maggior parte degli sforzi devono arrivare comunque dalla band stessa, che deve continuare a cercare di aprirsi nuove possibilità soprattutto da sola. Solo con impegno, costanza e passione si possono iniziare a vedere dei risultati.

In estate avete preso parte al vostro primo tour in Gran Bretagna, con commenti entusiastici vostri e del pubblico. Cosa vi ha lasciato a livello umano e musicale questa esperienza?
È stata l’esperienza più bella che abbiamo mai vissuto come band, una vera avventura in tutto e per tutto. Ci ha portato ad amare quello che facciamo ancora di più, oltre ad averci fatto guadagnare una nuova piccola cerchia di fan che ci scrivono calorosamente e ci seguono sempre sui nostri social. Oltre alle date in elettrico nei locali, abbiamo anche voluto presentare il nostro set acustico suonando per strada. A dir la verità le aspettative erano molto basse, anche perché era la primissima volta che facevamo una cosa del genere, e invece il riscontro che abbiamo avuto è stato pazzesco. Musicalmente parlando questa esperienza ci ha notevolmente rafforzato, consolidando sempre di più sia le capacità individuali sia quelle di gruppo, insegnandoci ad affrontare difficoltà tecniche di tutti i tipi oltre che a saper gestire meglio la stanchezza.

Siete di Milano, città da sempre in fermento in ambito musicale. Quali input sa trasmettere una metropoli del genere e soprattutto offre ancora opportunità in termini di live e scena?
Milano è sicuramente una città piena di opportunità e stimoli dal punto di vista artistico, in cui si sviluppano moltissime realtà che vanno dall’underground al mainstream. Noi apparteniamo per ora ad un contesto underground, quindi è senz’altro più complicato trovare/crearsi opportunità per suonare dal vivo e farsi conoscere. A questo livello possiamo dire che la “scena” nel nostro genere, a Milano così come in tutta Italia, è creata e tenuta viva da band davvero in gamba che come noi si spaccano la schiena per portare avanti il proprio progetto. Conoscerle e diventarne amici è stata sicuramente una delle cose più belle che abbiamo provato finora.

Siete già al lavoro su del nuovo materiale? Cosa dobbiamo aspettarci dai Westmoor da qui alla fine del 2017?
Innanzitutto stiamo lavorando alla scrittura di nuove canzoni con l’intenzione di realizzare il nostro primo album. Stiamo dedicando tutte le energie per raggiungere questo obiettivo e dopo l’esperienza del tour UK, siamo ancora più motivati ed entusiasti. Inoltre vogliamo girare un nuovo video e soprattutto fare tanti e tanti concerti. Per il 2017 abbiamo ancora delle sorprese, ma preferiamo non dire troppo e annunciare volta per volta le hot news.

WEBSITE
www.facebook.com/westmoormusic

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